Come succede sempre più spesso (indovinate perché?) le star si pagano i propri film. Cosi, dopo la prima versione, del tutto onorevole, di MISSION IMPOSSIBLE firmata da Brian de Palma, Tom Cruise si ripropone; magnificandosi ovviamente come di dovere. Ma scegliendo, pure intelligentemente, uno dei sommi contemporanei del film d'azione, il cinese ormai in USA, John Woo.

Sennonché, da cloni del genere non può che nascere qualcosa di distorto: una specie di James Bond, certo migliore degli ultimi esemplari asfittici della serie; un John Woo meno personale, nel senso che è orfano di ogni carattere metafisico rispetto al vertiginoso FACE OFF; un MISSION 2 in definitiva più banale del precedente. Dove de Palma riusciva a coniugare il proprio intrigo in inquietanti spirali.

Non che tutto sia da buttare, a cominciare dagli sforzi del protagonista: sensazionali, quando finge di arrampicarsi per pareti rocciose vertiginose, o costringe ai bordi del precipizio l'auto della bella che vuole incastrarlo. John Woo filma allora con una maestria che inchioda lo spettatore alla sua poltroncina. Ed il film ricorda quelle coreografie astratte, quei balletti cinetici, quelle sfide alla logica della rappresentazione fisica che hanno reso celebre il cinema del regista di Hong-Kong.